
Ho già scritto di Orsola de Castro e del suo libro – I vestiti che ami vivono più a lungo. Avevo visto un’intervista con l’autrice. In genere non mi faccio influenzare dai lanci dei libri in TV.
Praticamente a ogni ora del giorno c’è qualcuno che presenta qualcosa… Cioè un libro. Siamo sommersi da nuovi libri che finiranno in vecchie piccole biblioteche e cantine se non in discarica come i vestiti di cui parla Orsola.
Questa volta mi è talmente piaciuto il tema e invito del libro che l’ho comprato e lo sto leggendo.
Veramente fatto bene. Fa riflettere.
Io, che non so nemmeno quantificare quanti indumenti praticamente nuovi ho gettato nei sacchi della raccolta abiti usati… mi sento davvero in colpa per aver passato molti anni nello shopping compulsivo e stupido. Senza riflettere.
Eppure. Eppure mia figlia indossa un cappotto che ho comprato prima che lei nascesse, mentre tutto il resto o quasi è finito regalato buttato o al macero. La scrittrice invita a queste tre azioni :

E sarà bene che si cominci davvero a farlo. Meno abiti, scelti con cura, desiderati e perciò tenuti e non buttati. Anche questo è ecologico.
Nella nostra civiltà consumistica abbiamo disimparato a riparare quello che è rotto. Basta un bottone scucito, una piccola macchia e l’abito finisce buttato nel fondo dell’armadio o nel sacchetto spazzatura.
Mi è capitato di rovinare davanti un pantalone di cashemire a cui ero molto affezionata. Ago e filo, ho cucito sopra un nastro ricamato e 2 bottoni creando un nuovo modello. Ora è ancora più bello.
Adesso prima di prendere un capo nuovo ci penso e magari do un’occhiata nel guardaroba: chissà mai che io trovi un abito di cui non ricordavo nemmeno l’esistenza!
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