“ Considero la vita una locanda,
dove devo fermarmi fino all’arrivo della diligenza dell’abisso.
Non so dove mi condurrà, perché non so niente.
Potrei considerare questa locanda una prigione, perché in essa sono costretto all’attesa; potrei considerarla un luogo in cui socializzare, perché qui mi ritrovo insieme ad altri…
Mi siedo alla porta e imbevo i miei occhi e orecchi dei colori e dei suoni del paesaggio, e canto sommessamente, solo per me, vaghe canzoni che compongo nell’attesa.
Per tutti noi scenderà la notte e arriverà la diligenza.
Godo della brezza che mi è data e dell’anima che mi è stata data per goderla, e non mi pongo altre domande né cerco altro.
Se ciò che lascerò scritto nel libro dei clienti, riletto un giorno da qualcuno, potrà intrattenerlo nel transito, andrà bene.
Se nessuno lo leggerà, né si intratterà, andrà ugualmente bene “.
Da: Il libro dell’inquietudine _ Fernando Pessoa
5 risposte su “Il libro dell’inquietudine”
interessante questa riflessione, la trovo anche molto attuale.. 😉
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Gran libro, grazie di averlo citato
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🙂
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Pessoa è una miniera con le mille differenti sfumature che sa dare all’inquietudine.
ml
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Non l’ho ancora letto per intero, ma suppongo di sì. Buona giornata caro Massimo e grazie per aver partecipato al nuovo gioco 🤗
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