
Un albero…
Come è leggero
un albero, tutto ali
di foglie – tutto voli
verdi di luci azzurre un celeste
dell’aria
[ … ]
Viene
l’autunno, e come
la Fenice s’accende
nel rosso del suo rogo.
Giorgio Caproni
Un albero…
Come è leggero
un albero, tutto ali
di foglie – tutto voli
verdi di luci azzurre un celeste
dell’aria
[ … ]
Viene
l’autunno, e come
la Fenice s’accende
nel rosso del suo rogo.
Giorgio Caproni
Con un rapido movimento di forbici tagliò
foglie purpuree
un disegno con intricati motivi
una storia con una intricata trama
una griglia che occludeva la vista del cielo
un tetro vacuo sguardo
una lunga gonna di seta frusciante
il troppo tenero ululato di un violino
– preferendogli un rap martellante e saltellante –
un quadro intellegibile con banana gialla
le linee geometriche di Mondrian
il passatempo malinconico dell’omino marionetta
la maschera nuda appesa all’ingresso
e tutta la gente pietrificata
le statue di sale di chi si volta indietro
con lo sguardo stupidamente fisso
a ciò che è stato
tutti gli occhiali dei ciechi
e i binocoli rovesciati
Questi i miei nuovi libri con il corpo intatto. Li toccheró uno ad uno scegliendo il primo da sacrificare. Non so mai se mi piacerà perché li ho scelti per intuito e non seguendo la ragione o la moda. Forse la copertina, che è la faccia di un libro, forse il titolo evocativo…
Forse attenderanno muti e fermi che io li scelga, a caso. Sto infatti leggendo l’ultimo libro della penultima sfornata. Parla di Autunno in modo nuovo. Sicuramente ne scriverò. È un buon libro, naturalmente per me poiché i gusti son sempre soggettivi nella scelta dei cibi, degli amori, dell’abbigliamento e… delle letture.
Ma sono curiosa: voi che state leggendo?
Sotto il gigantesco piumino – tra il crepitio del fuoco vacillante – la donna gustava la sua felina pigrizia. Aveva chiuso nell’armadio ostile le rose e lettere con piogge di petali. Non ne poteva più di miele e romanticismo.
Guardò una nuvola grigia lacerata e con animalesca esultanza si portò il calice alle labbra brindando alla sua selvatica libertà. Rade frecce di pioggia battevano nel cielo lavato. Un’ombra sensibile passò davanti al vetro. Un ridicolo abbaglio.
Gonfió – soffiando – il velo verso l’ignoto.
( Immagine grafica di Eletta Senso )
Arriva l’autunno
con ali d’ambra
nel bosco umido e bruno
– con liquidi bagliori
Ancora resistono i colori
all’ultima sferzata
– ondeggianti nel moto involontario
prima di sfocare –
nei rossi e gialli languidi:
vanità sfiorita
che s’esalta
Anche la pioggia ha il suo fascino. Almeno per me che sono gatta. A suo modo dipinge e altera la realtà con gli scuri i neri lucidi i densi.
Buona giornata
Con gli occhi vacui ad ogni oscillazione ri-leggeva ri-luttante le pagine con la grafia graffiante. Vi trovava rime e terrori di strazianti rabbie. Le pagine erano specchio di terrificanti errori e di inquietudini ruminanti. Le guardava come sudicie pozze senza luna. Non rammaricava tutto il dolore ritrovato. Meditava perdendosi in catene di pensieri sul suo essere ignara. Ignara della cupa piattezza e dell’impenetrabile muro. Con grande sforzo chiuse le righe.
Il tempo ha due diversi ritmi a seconda della cornice soggettiva.
Lento, lentissimo, sospeso, molle come gli orologi di Dalí:
Lento, ovattato come sul fondo melmoso dello specchio lacustre. Fermo. Tra sonnolenti pesci.
Dolcemente ozioso con un’aria esausta e sgualcita: composto dal leggero contrappunto dei riti quotidiani, sempre uguali e confortanti. Il caffè l’aperitivo le notizie la tavola – rotonda o quadrata – la fetta di torta con il the.
Oppure: veloce ossessivo con tamburi e rumori metallici e clacson nei ruggiti e fremiti del traffico cittadino nel sole mai veramente limpido nelle noie e guai imprevisti nel telefono che squilla schioccante e liquido. Che squilla. Riallacciare reti contatti rivedere amici e parenti difendendosi dagli strilli aprire la posta pagare le giacenze riaprire le imposte togliere la polvere che si deposita col manto temporale. Fare fare fare. Franano addosso tutte le cose sospese come oggetti scagliati a terra. Aprire l’agenda barrare gli impegni man mano che si fa. Barrare sbarrare brancolare. Smuovere dal torpore arti e artifici per sopravvivere tra fittizi dialoghi.
Una delle frasi che amo ripetere è:
Ciascun adulto è responsabile di quello che dice e che fa e ne subisce le conseguenze.
È una frase apparentemente semplice ma difficilmente applicabile. Perché non sempre siamo consapevoli delle effettive conseguenze delle nostre parole e azioni.
Anche di un’azione semplice come buttare o non buttare una carta, una plastica, una lattina, una mascherina per terra. Basta vedere, dopo la massa estiva dei turisti, cosa è rimasto nel percorso boschivo per terra.
Da queste semplici azioni ecologiche a quelle azioni che hanno ripercussioni non sull’ambiente in cui viviamo, ma nel contesto sociale e affettivo.
Una frase sgarbata, un gesto mal fatto o non fatto, un’offesa, una ingiuria, una presenza disattenta che sembra un’assenza…
Avevo in giardino delle fioriere in legno. Avevo deciso, in vista della settimana piovosa, di metterle a riparo. Ho chiesto ai miei vicini se c’era qualcuno disponibile a offrirmi un posto riparato… mi hanno detto di sì: uno di loro lo aveva. Non solo mi hanno aiutato dandomi la disponibilità ma, dopo pranzo, me le hanno portate loro in loco. Quando sono uscita in giardino, con mia grande sorpresa, non c’erano più. Gentilissimi.
Queste azioni – generose gentili cordiali – riempiono il cuore di gratitudine e portano, a catena, altre azioni positive. Ho regalato una torta appena sfornata. Mi sono trovata sulla porta un sacchetto pieno di porcini profumati e sodi.
Ecco: nello stesso modo le azioni malevoli cattive ingenerose crudeli portano a catena azioni non certo nel campo del bene.
Pare incredibile ma ci sono persone che un concetto così semplice fanno davvero fatica a capirlo.
Immagine grafica di Eletta Senso
M’era parso d’aver detto spiegato sussurrato gridato accennato scritto
M’era parso di aver posseduto tenuto trattenuto incatenato inscatolato imbozzolato
M’era parso di aver sostenuto sorretto aiutato sopportato ascoltato pazientato aspettato
M’era parso di aver visto osservato cercato sogguardato scrutato analizzato spiato
M’era parso di aver cercato analizzato studiato vivisezionato sottolineato evidenziato mappato
M’era parso ma
– quando calano ali di nuvole –
nulla mi appare così nitido e chiaro
e tutto finisce
in un turbine di evanescente velo
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