
Stavo pensando: se non ora quando? Stavo cioè riflettendo sulla modificabilità del nostro modus operandi e vivendi.
C’è una pubblicità che presenta la paziente distesa sul lettino che parla con lo psicoanalista del marito che si comporta male e lo psicologo le consiglia di cambiare le imposte perché le persone non cambiano.
Ma è proprio così? E ora, che mai come prima, siamo così vicini alla morte, grande tabù della società consumistica, ora è finalmente possibile modificare il nostro abituale modo di vivere, scegliere, comunicare? O staremo per sempre fermi – uguali a noi stessi – come fossili imprigionati nella pietra?
Questo è il mio carattere – qualcuno può affermare. Ed è immodificabile. Prendere o lasciare.
Vediamo allora la differenza tra carattere e temperamento.
” Carattere viene dal verbo greco charásso che significa fendere, solcare, coniare e descrive l’azione dell’aratro sulla terra o della zecca che conia le monete, dando l’idea di qualcosa di strutturalmente immutabile, tant’è che carattere si usa anche nell’espressione caratteri di stampa…
Temperamento invece è quanto risulta dal lavoro dell’individuo sul suo carattere originario, mitigato o temprato a seconda delle esigenze”
Vito Mancuso – Essere migliori
” Quello che noi chiamiamo temperamento – il modo più o meno armonico con cui reagiamo agli scossoni della vita, ogni giorno che passa – è il frutto di un lungo processo educativo e della sua interazione con gli elementi fondamentali della reattività emotiva di cui siamo dotati”
Antonio Damasio – Lo strano ordine delle cose
Mancuso afferma che:
” Lo spazio vuoto tra carattere e temperamento indica che possiamo realmente cambiare, che possiamo realmente seminare atti che poi diventano abitudini, le quali poi formano un carattere o per meglio dire lo temprano, essendo il solco originario e il temperamento l’azione di modifica che lo rende più morbido o più duro”.
Quindi non posso modificare il mio carattere, ma posso lavorarlo per ottenere un temperamento diverso.
Stamattina ho tolto le erbacce dal mio orto, china sulla terra con l’attrezzo a zappettare. Lavoro duro, faticoso. Ho fatto circa un quarto del terreno. È visibile a occhio nudo la parte lavorata. La terra è leggera, morbida, farinosa.
Ecco. Penso che occorra – allo stesso modo – lavorare sodo sul nostro carattere ora, proprio ora in questo momento. O ora o mai più.
Come lavorare? Facendo fatica.
Seminando atti che divengano buone abitudini. Non leggiamo? Cominciamo a leggere, a imparare, a riflettere. Siamo pigri e indolenti? Cominciamo a fare cose: riordiniamo, puliamo, cantiamo, inventiamoci attività creative e distensive. Siamo orgogliosi? Impariamo ad abbassare la testa, impariamo a chiedere quello di cui abbiamo bisogno.
Non è più il tempo di alzare scudi e muri che già siamo rintanati tra quattro mura. È tempo di aprire i cuori.
Sono convinta che l’essere umano è in grado di migliorare. Naturalmente a patto che lo voglia.
Se non ora, quando?
4 risposte su “Se non ora quando”
Eh già… hai spiegato bene il fulcro delle mie riflessioni sul tema
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Buona serata cara 🐞
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Vedremo se questa legnata lascerà traccia
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Vedremo 😉
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