Gli occhi di E.

Particolare di un acquerello

Se pensava a lei, alla ex moglie del vicino, la immaginava simile a un cane. Per via degli occhi: docili mansueti supplichevoli; sottomessi allo sguardo del padrone perché da lui dipende il cibo nella ciotola e il guinzaglio.
Così dovevano essere gli occhi di E. Occhi sottomessi supplichevoli e docili.

Aveva pensato questo per un rimbalzo associativo, di quelli che la mente fa – quasi inconsciamente – di fronte a una scena inusuale e inaspettata.

Lo aveva visto: lui che non abbracciava mai, lui che non dava mai una carezza, lo aveva visto fermarsi chinarsi e dare due carezze al cane dei vicini che stava davanti al suo giardino legato alla catena. Tutti i giorni stava lì, ma lui non si era mai abbassato.

Probabilmente quel giorno del cane lo aveva attirato lo sguardo: così simile a quello di E. la sua docile ex moglie.
Lo sguardo che solo un cane può avere: di supplica. Accarezzami guardami amami: da te dipendo. Sono qui, solo, legato alla catena. Regalami un briciolo di attenzione, di calore.

Così doveva essere E. La moglie perfetta: così simile a un cane, ma non fedele per sempre perché alla fine, stanca delle catene, se n’era andata.

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