Scrittura corretta

Immagine grafica di Eletta

Leggo, stamattina, un interessante articolo di Beppe Severgnini sul Corriere online. Le chat su WhatsApp sono entrate in tribunale. Nell’articolo si parla delle chat di un gruppo di genitori, ma la regola vale per tutti.

Ormai, protetti dagli schermi, ciascuno pensa di dire commentare insultare chi gli pare, alle spalle del malcapitato. Non è così. Ed è sempre una questione di comportamento etico. Anche in chat che penseremmo “private” tutto quello che scriviamo in realtà è pubblico.

Scrive Severgnini:

Sghignazzare e fare battutacce come adolescenti in libera uscita, o peggio: insultare questo e quello, bestemmiare, sparare battute razziste, trattare le donne come oggetti (con tanto di foto)”. Da: Le chat dei genitori. Pericolo pubblico?

Mi soffermo sull’ultima frase: trattare le donne come oggetti. Basta guardare nelle chat di alcuni uomini per appurare questo pessimo comportamento. Circolano filmini dove, ancora, la donna è trattata come una possibile “puttana”: anche se sta svolgendo, per esempio, il suo lavoro di cameriera…

Poi si parla di “rivoluzione culturale”. Se il gruppetto di amici maschi riesce ancora a sghignazzare davanti a certi filmini come certi adolescenti davanti a paginette porno… che dire? Di strada ancora ne va fatta.

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