A gentile richiesta

( Immagine fotografica di L. )

A gentile richiesta ( di Ale ) racconterò la storia della fidanzata dietro la tenda.

A quei tempi vivevo in una grande villa con Barbablú.

Lui, con la sua barba nera con riverberi turchini, era sempre fuori per lavoro: aveva un ruolo professionale importante. Io ero giovane e bella: avevo quindici anni meno di lui.

Eravamo insieme da cinque anni quando una sera, come faceva sempre dopo cena, salì in una camera a telefonare a sua madre.

Forse per cercare un maglione nella mia camera o forse volutamente, mi fermai nel corridoio per ascoltare e così sentii il mio compagno dire:

Ma no, amore mio lo sai che amo solo te.

Ricordo di essermi appoggiata al muro barcollante con il cuore che batteva all’impazzata. Amore mio?

La casa, come dicevo, era molto grande e la zona notte aveva i pavimenti coperti da lussuosi tappeti orientali. Lui aveva vissuto a Hong Kong per diversi anni. Quindi i miei passi non furono avvertiti.

Feci finta di nulla. Lui era troppo furbo e io non ero una stupida.

Da quel giorno setacciai con cura e sete maniacale ogni camera, studio, cassetto e mobile, ogni interstizio e ogni angolo di ogni stanza. Alla ricerca di un indizio, di una traccia, di un foglio lettera indirizzo. La ricerca non fu facile: la casa era molto grande.

Mi aveva accennato, tempo prima, a una fidanzata triestina, un amore di gioventù finito e, forse, mi aveva detto il nome: Mariú.

È passato tanto tempo e francamente ora non ricordo come, alla fine, riuscii a rintracciare Mariú.

Ricordo solo che a un certo punto avevo le mani tremanti con il suo numero telefonico.

Ricordo la telefonata. Ricordo l’impressione che mi fece la voce lamentosa di Mariú: mi faceva pensare a una povera donna di una certa età. Sfinita e sfibrata.

Così parlammo al telefono.

Mariú non poteva credere che lui vivesse con me perché tutte le sere le diceva di amare solo lei. Era il suo principe azzurro, era una vita che aspettava di sposarlo.

Insieme abbiamo deciso l’agguato.

Mariú voleva vedere con i suoi occhi la casa dove vivevo con Barbablú; io volevo conoscere la famosa “vecchia” fidanzata.

Il giorno stabilito per l’agguato attesi con apprensione il suono del campanello. Mariú arrivò alle sedici.

Attraversai il giardino e arrivai al cancello.

Rimasi esterrefatta: altro che vecchia fidanzata. Era una donna bellissima, inguainata in un pantalone di pelle verde che richiamava i suoi occhi di smeraldo.

Ci siamo sedute in sala a raccontarci le due realtà. Incredule e arrabbiate. Barbablú aveva davvero la stanza con i corpi femminili appesi.

Bene. Era giunto il momento della vendetta. Lo avremmo aspettato insieme. Avremmo guardato il suo stupore, lo sgomento.

Non ricordo di chi fu l’idea di un’uscita teatrale di Mariú, di un effetto sorpresa.

Fatto sta che, all’ora stabilita, lei si nascose dietro la pesante tenda di velluto che separava un salotto dall’altro.

Barbablú arrivó. Ero seduta sul divano come sempre, ma lui fiutó che qualcosa di strano stava per accadere.

– Guarda chi c’è.

Così gli dissi, mentre Mariú usciva con i suoi occhi di tigre.

Barbablú non mostrò né sgomento né sorpresa. Ci sono uomini di pietra che hanno sangue di serpente. La loro pelle è la menzogna. Quando fanno la muta è per ricreare una nuova pelle falsa.

Mariú quella notte dormí da noi. Non so in quale camera perché io li lasciai parlottare in salotto: il giorno dopo avrei avuto da fare.

33 pensieri su “A gentile richiesta

  1. a me questo marpione barbablù che non batte ciglio quando viene smascherato mi sta simpatico.
    anzi a dirla tutta mi piace la teatralità priva di tragedia in cui si muovono l’uomo e le tre protagoniste femminili (già, tre, perchè L. non credo sia una presenza solo fotografica e casuale)
    ml

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    1. Quando i fatti prendono una distanza temporale in effetti resta un ricordo teatrale e distaccato, perché non c’è più lo stato emotivo. Qualcuno ha detto che dovremmo imparare a vederci, nelle situazioni più esplosive emotivamente, come se fossimo in un film in bianco e nero.

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  2. I due personaggi femminili sono del tutto riusciti e direi anche Barbablù. Il finale sarà sato anche iper realista ma che cavolo neanche una rottura di piatti e bicchieri e pianti e tirate di capelli e strepitii e perché no una bella riappacificazioni, almeno con una delle due, tra l’altro, tutt’e due belle. Barbablù aveva il suo fascino col quel sangue di serpente. Però, che peccato un thriller mancato, almeno nel finale. Anche la donna dell’immagine è bellissima con quei capelli e gli occhiali corvini. Buona montagna, nonostante l’assalto dello sciame turistico. Ti sorrido.

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          1. Alla fine la cosa principale, anche con le solite relative sofferenze, è ciò che sentivi tu. Barbalù forse è stato un mitsero che scoprirai col tempo. Semmai passeggiando lassù in montagna. E poi, romanticamente parlando, lui non c’è più, per cui di lui ti è rimasto un nucleo di verità con tutte le sue contraddizioni. Ma in questo caso è così che va l’amore e zone limitrofe.

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            1. Ho raccontato la storia perché l’altra domenica, ridendo, me l’ha ricordata mia madre. Io dimentico in fretta. Lascio il passato alle spalle: non ho nostalgia. È una storia nella mia vita vissuta. Come tante altre. Buona giornata Transit 🐞

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              1. Trovo interessante ed efficacia quando scrivi come in quest’ultimo post. Insomma, scarna e diretta, lasciando immaginare gli eventuali sviluppi successivi dei personaggi. Aspetteremo le altre storie, anche perché sono loro che premono dentro le pareti e i fogli della vita. Buona giornata anche a te.

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              1. Stamattina scrivendo il post nel mio blog ho pensato a te. E mi tiravi ora la mglietta, ora la giacca(ipotetica, perché qui fa caldo, semmai da te, specie di sera cala il freddo) e via elencando (si fa per dire).
                Al punto cinque parlo di uno o due libri che stazionano sul mio comodino, ebbene, pensavo a te anche in relazione al libro che ho iniziato a leggere ieri sera, dopo aver finito, eccetto l’ultimo capitolo, Gli indifferenti di Moravia. Qualche giorno fa ti accennai a due libri, ebbene non mi convincevano … per i tuoi gusti che non conosco affatto. E così non mi andava di farti spendere dei soldi e poi sapere che non ti avrebbero soddisfatta. Invece, questo libro che ti propongo, Possessione di Antonia S. Byatt, e che ieri ho scelto quasi a caso tra i miei libri e che non ricordo, tra l’altro, di aver letto. Però, da ieri sera e stamattina, mentre ero a letto, leggendolo ha iniziato a sfruculiare (stuzzicare) sia la mia fantasia che un interesse più complessivo. Credo che possa andar bene anche per te.

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                1. Grazie. Il tuo fiume di parole così discorsivo e intimo mi fa sempre piacere perché salta come un capriolo tutti gli steccati della forma. Moravia l’ho letto ai tempi.

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                  1. Però, il libro di Moravia nonostante tratti l’indifferenza non mi ha preso molto. Be’, i caprioli hanno sempre sguardi di stupore, meraviglia e freschezza e ciò mi piace. Come gli animali non in cattività che purtroppo sottostanno al volere dell’uomo. Anche tu hai bisogno di vederli perché sei ancora un’animala(spazio isolato vuol dire spazio intimo), in senso positivo.

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                    1. Convengo. Anche perché noi a loro facciamo, oltre a dargli la morte, di vessarli con le peggio schifezze. E poi non finisce qui, perché sempre noi umani a loro togliamo il territorio e li perseguitiamo. E in Tv diciamo che loro, le bestie animali, sono pericolosi per l’uomo. Però non ho mai visto un animale, anche quello più feroce tipo un leone, una iena o un coccodrillo, che mette tagliole, reti e imbraccia il fucile. E ai capi gli insegliamo a combattere e a divenatre feroci. Però … suspence … la colpa è del cane perché ha azzannato un uomo. Oltre a essere dei predatori e dei criminali seiamo innanzitutto dei bugiardi, dei falsari, degli ipocriti. Epperò, che io sappia, gli animali non inqunano e non distruggono madre natura. Ah, e non incendiano la loro casa. E non cementificano. E non sviano i fiumi.

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                    2. Non solo quelle contro gli animali ma anche contro l’ambiente e tu che ci vivi più di me a contatto con la montagna, i paesaggi e l’aria fredda della sera e del mattino tra le acque e il sole che gioca tra gli alberi e le ombre del fogliame, forse il fuoco che brucia così lontano come in Brasile è quanto di più vicino a tutti noi in maniera dolorosa, da mancare il respiro.

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                    3. Proprio la medesima sensazione che ho provato alla notizia. Gli uomini sono dei deficienti. Non capiscono l’importanza degli alberi, delle foreste, dell’acqua. L’Amazzonia è il polmone verde del mondo. Ahimè.

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                    4. Ciò che stiamo distruggendo diserendandoci non è l’anima ma credo il cuore: siamo spietati perché deprivati dell’empatia. Più si distrugge la natura più ci disumanizziamo. Saremo capaci di amare e di “relazionarci” con gli altri esseri umani? Distruggendo la natura arretriamo anche noi tra fuoco, fiamme e aridità. E disperati(ma gaudenti) ci aggraperemo alla termine cuore come se lui fosse un mago, un prestigiatore.

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                    5. Ho libro da consigliarti che assolutamente devi leggere: non fartelo scappare. Ho letto l’estratto in e book sul kindle, s’intitola Casa d’altri:e altri racconti, di Silvio D’Arzò. Una volta letto mi devi inderogabilmente dire cosa ne pensi:è un ordine. Buona giornata. Ciao.

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