Il gioco 

Quel giorno le avevano chiesto di inventare un gioco per lui.

Ma che gioco inventare per chi non sa giocare?

Andiamo nel bosco e giochiamo a nascondino? Improponibile. Eppure dieci anni addietro lei aveva giocato con un uomo a nascondino, così come fanno i bambini con quella eccitazione del nascondersi, non esserci, per poi riprendersi e ritrovarsi.

Giocare a rincorrersi sulle scale: io che fuggo sui gradini come una gazzella rincorsa dalla belva che cerca di agguantarmi: le dita protese a pizzicarmi il sedere e io che più fuggo, più rido e perdo le forze. Improponibile. Eppure anche questo era un gioco nella casa settecento con l’altro uomo.

Fare un percorso vita e giocare a chi riesce a stare più a lungo sull’asse di equilibrio? Fare una gara di stabilità in equilibrio. Rifarlo dieci volte, tenere il punteggio. Divertirsi anche per ogni caduta o vittoria. Improponibile ora.

Che gioco proporre a chi non sa giocare?

A chi non sa inventare modificare flettere la propria rigidità adulta per tornare un attimo bambino?

Spargere la casa di bigliettini come in una caccia al tesoro? Ogni bigliettino un indizio che porta all’ultima busta: apri e c’è scritto TI AMO.

Dare un orario preciso per chiedergli di entrare in camera e farsi trovare a letto agghindata nella maniera più sexi e provocante possibile? Ho riposto in cassetti tutto l’intimo di seta pizzi e giarrettiere perché lui non ama la donna vestita. Anche se a noi donne piace così tanto essere gradatamente svestite. Quindi anche questo gioco non è attuabile.

Non si può giocare con chi non sa giocare.

Non è possibile proporre un gioco a chi è staticamente immodificabile.

Il gioco prevede un mettersi in gioco. Un far finta che. Un movimento. Un uscire dal proprio stabile ruolo per immergersi in un tempo ludico senza freni e regole.

Giochiamo a nasconderci sorprenderci svestirci legarci scioglierci scriverci svelarci mangiucchiarci morderci chiuderci aprirci colorarci mascherarci perderci ritrovarci sognarci

Giochiamo a far finta che

14 pensieri su “Il gioco 

    1. Ci si adatta sempre e comunque nel gioco all’altro o agli altri giocatori. L’importante è, come dici tu, non spegnere la fantasia che è il motore del gioco. Grazie del pensiero ☺ buon pomeriggio

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  1. Anche se a noi donne piace così tanto essere gradatamente svestite.

    E’ tutto qui il gioco e il mettersi in gioco: chiaramente, oscuramente, sofficemente, in tutti i sensi. Giocare è scoprirsi alla vita; i cuccioli di animali e quelli umani non fanno altro che questo per imparare a simulare e apprendere con finti artigli e scaramucce la vita dentro e fuori, ma il fuori è sempre un dentro. Il dentro deve manifestarsi più di ciò che sta fuori.

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