Desidero il desiderio 

Non mi/vi tedierò con inutili sintesi e trascrizioni della seconda lezione di Lessico amoroso dello psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati, considerato che chi vuole lo può vedere direttamente su Rai Play.
Più estesa questa lezione e più in profondità, come ha commentato Transit.

Trascrivo invece questo passo del nostro filosofo Umberto Galimberti:

Che rapporto esiste tra il gioco delle pulsioni d’amore e i giochi linguistici che accompagnano l’incontro erotico? Dove si nascondono le nicchie di verità nella tela delle bugie, e come si mescolano tensioni pulsioni e coperture linguistiche?

Per cogliere questo nesso occorre superare la tesi organicistica secondo cui l’uomo ha desideri sessuali perché ha un sesso.

In realtà, come aveva già scritto Sartre: “Nè la turgescenza del pene, né alcun altro fenomeno fisiologico possono spiegare o provocare il desiderio sessuale, più di quanto la vasocostrizione o la dilatazione della pupilla possono spiegare o provocare la paura”.

La sessualità non è carne, è linguaggio; ciò a cui tende non è la scarica di una tensione ma l’incontro con l’Altro perché solo desiderando l’altro o sentendomi oggetto del desiderio altrui io mi scopro come essere sessuato”.

E poi questo brano meno filosofico, ma più letterato:

” E tu mio altro me senti un po’ quando ti deciderai a rispondermi ho nostalgia di te ho voglia di te sogno di te per te contro te rispondimi il tuo nome è un profumo diffuso il tuo colore spicca tra le spine fa’ che il mio cuore si riabbia con del vino fresco fammi una coperta di mattino io sto soffocando sotto questa maschera pelle drenata livellata niente esiste a parte il desiderio”.

Fantastico brano di Sollers senza punteggiatura: come l’ansimo nella corsa.

Per quanto mi riguarda sono davvero d’accordo con Piera Degli Esposti: l’erotismo più raffinato appartiene alla femmina. E non sempre noi donne vogliamo fare sesso legato alla parola amore. La psicoanalisi ha, naturalmente a mio parere, relegato la donna nell’angolo romantico delle parole come se non fosse guidata da pulsioni egualmente sessuali legate al semplice piacere. Strati e strati di cultura maschilista penecentrica hanno dimenticato che anche la donna ha voglie e orgasmi e persino erezioni ( anche se non così visibili ). Discorso lungo e articolato che non può esaurirsi in poche righe. Basta leggere qualche quartina di Patrizia Valduga per piombare nel luogo del puro piacere femminile.

Quanto sei bello quando sei eccitato!

come hai gli occhi più neri… così neri:

due nere notti che stanno in agguato

sopra i miei sensi, sopra i miei pensieri.

– Tu mandali a dormire i tuoi pensieri

devi ascoltare i sensi solamente;

sarà un combattimento di guerrieri:

combatterà il tuo corpo e non la mente.

Ho paura di te: sei così bello!

Non affogarmi in notti tanto nere

se prima non mi apri nel cervello
la porta che resiste del piacere.

-La porta del piacere… eccola, è qui.

Quella del tuo, sicuramente, sì.

– Chi ti apre il cervello? dimmi, chi?

Chi lo sa aprire… Piano … sì, così …

Baciami; dammi cento baci, e mille:

cento per ogni bacio che si estingue,
e mille da succhiare le tonsille,
da avere in bocca un’anima e due lingue.

Oh sì, accarezza dolcemente, sfiora

ma minaccia ogni furia e ogni violenza;

lentamente … non dentro, non ancora…
portami a poco a poco all’incoscienza.

( Cercavo questa quartina della poetessa, avendo ancora libri giù in città da portare qui e l’ho trovata nella rete, grazie al mio primo blog che la riporta intera ).

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