Perdersi esporsi

L’amore implica sempre l’esperienza dello scavalcamento di un limite, l’oltrepassamento di una soglia, il dispendio di se stessi. Non è solo un ritrovarsi, come fa intendere la metafora armoniosa che Platone propone nel Simposio per bocca di Aristofane, delle due metà che si ricongiungono superando la divisione inflitta loro da Zeus, ma è anche un perdersi, un esporsi in modo assoluto – senza riserve – all’incognita del desiderio dell’Altro.

Per questa ragione la vera libertà non è – come pensa la nevrosi – evitare il legame con l’Altro affermando la propria autonomia, ma è saper riconoscere la nostra insufficienza e la nostra dipendenza dall’altro.

Non consiste nel vivere senza l’Altro perché questo è il sogno profondamente narcisistico e perverso di ogni nevrotico.

Piuttosto la vera libertà implica il legame con l’Altro come ciò che apre la mia vita all’incognita ingovernabile del desiderio.

Cancellare la dipendenza simbolica dall’Altro non rende la vita indipendente ma la mutila, la arrocca su se stessa, la riduce a una fortezza vuota”.

Da: Non è più come prima – Elogio del perdono nella vita amorosa – Massimo Recalcati

Eccomi qui. Ieri ho avuto una seria crisi nervosa.
Non c’è peggior cosa, per me naturalmente, che non essere ascoltata.
Così come c’è una bella differenza tra guardare e vedere, così c’è una bella differenza tra udire – le parole che uno dice – e ascoltare.

Per me, che pongo la comunicazione al primo posto nella relazione interpersonale, ascoltare significa ascoltare col cuore. Profondamente.

Ascoltare una persona che apre il suo cuore e pone un’analisi, naturalmente soggettiva, rispetto a delle cose basilari da modificare per il benessere di una relazione, significa accoglierle, prenderle in serio esame e poi, ribattere dicendo il proprio punto di vista.

Non c’è cosa peggiore del silenzio. O della negazione. Come se l’altro non avesse neppure parlato. Come se certe istanze poste non fossero arrivate neppure all’udito, al cervello, al cuore.

Non è possibile continuare a dire all’altro che determinati comportamenti portano malessere, sofferenza. Non è possibile chiedere all’altro di tener conto e trovare solo e continuamente – dall’altra parte – una perenne giustificazione del proprio modus operandi e mai, proprio mai, un prendere in considerazione l’ipotesi di cercare di modificare un comportamento su cento. Almeno uno.

Qui viene necessario interrogarsi su alcuni punti: primo- è possibile cercare di modificare un proprio comportamento?
Attenzione: non ho scritto ” modificare un proprio comportamento”, ma almeno “cercare, con fatica, di modificare un proprio comportamento.

Nella mia vita mi è già successo di sentirmi dire che il partner che avevo scelto era affetto da un disturbo narcisistico della personalità e che l’unica soluzione era allontanarmi da lui il più presto possibile. Me lo ha detto uno psichiatra che lo aveva visto.
Così ho fatto.

Dopo questa esperienza: lasciare un progetto di coppia faticosamente costruito, perché stare con un uomo affetto da questo disturbo narcisistico non è francamente sopportabile, mi ritrovo con una persona che non considera minimamente la possibilità di modificare il proprio comportamento per il benessere della coppia e della relazione.

Stare in coppia è un adattamento continuo. Non è semplice. Lo testimoniano i divorzi e le separazioni sempre più frequenti.
Per stare in coppia occorre uscire dal proprio Ego e considerare il bene dell’altro. Perché voler bene è volere il bene dell’altro.

Se una persona non riesce a fare questo salto e considera sempre e solamente i propri bisogni interessi desideri istinti senza mai prendere in considerazione i bisogni interessi desideri istinti del partner, semplicemente non ama. Non vuole bene.

Ho imparato, nel tempo, ad abbassare l’orgoglio e ho imparato a chiedere, a dire: cosa mi manca, cosa desidero, cosa mi fa soffrire. Se – dette queste cose – l’altro non ha mai nulla da dire, se non continuamente giustificarsi: ho fatto così perché tu, è colpa tua se, io sono fatto così: prendere o lasciare… rimane un campo di azione?

Non mi fa saltare i nervi litigare. Mi piace discutere, ascoltare un punto di vista diverso, argomentare. Quello che mi fa saltare i nervi è l’indifferenza, la mancanza di risposta, di interlocuzione. Il silenzio: come se nulla fosse stato detto.

Se una persona comunica che sta male a causa nostra, almeno si può – e si deve – fare la fatica di capire cosa ci sta dicendo e, insieme, trovare una modalità per uscire dalla crisi. Naturalmente se stare in relazione con quella persona ci interessa. Ho riportato le riflessioni di Recalcati, tratte dal suo bel libro sull’amore, perché sono convinta che un po’ di fatica occorre farla per scavalcare quel limite, oltrepassare quella soglia del proprio Ego narcisistico per vedere ascoltare amare l’Altro.

9 pensieri su “Perdersi esporsi

  1. Un tempo, nei primi televisori e nelle radio c’erano due manipoli: una, a scatti, per connettersi al canale, l’altra, a regolazione più fine, per migliorare al massimo la ricezione. Ecco secondo me in una coppia noi possiamo operare solo sulla seconda manopola, la sintonia, sia autoregolandoci sia tentando di correggere la manopola dell’altro. Ma è chiaro che se è posizionata erroneamente la prima manopola, quella dei canali, nessuna regolazione fine potrà avere successo.
    ml

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  2. Devo dare ragione allo psichiatra, purtroppo la natura, il carattere, l’essenza di una persona non cambia. Potrà cambiare nella forma, imponendo a se stesso, ma poi verrà fuori la vera natura e sarà ancora peggio per chi ci aveva creduto. Un abbraccio forte forte.

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