Questione di etica

Elena lo guardò. Le sottili antenne non avevano sbagliato, come sempre avevano registrato le vibrazioni. Lui mentiva, lui le aveva mentito. Anzi, lui aveva omesso di dire che la sera prima era uscito.

Gli disse: – Riportami a casa. Lui girò la macchina in una stradina e la riportò a casa.

Erano appena partiti per una passeggiata lungo il fiume. La primavera era arrivata d’improvviso con cascate di viole e pervinche ed erba tenera di un verde così verde. Anche il giorno precedente si erano immersi in un percorso di terra e fiori profumati. Lui, poi, doveva prendere una cornice.

– Riportami a casa. La nostra storia è finita. – Così lei gli aveva detto. E lui, come un cagnolino, aveva obbedito. Elena aveva raccolto le poche cose in sala e poi era uscita insultandolo. Aveva incrociato la vicina sul pianerottolo davanti all’ascensore. Sicuramente aveva sentito l’insulto che era scivolato fuori dalla porta socchiusa. Forse era lì proprio per sapere e sentire.

Chiamò l’ascensore e scese. Non desiderava più vederlo e sentirlo. Il piccolo proprio non capiva: si poteva ripetere mille volte la stessa cosa: non capiva. Si poteva spiegare argomentare portare esempi comunicare dire raccontare metaforizzare, si poteva avere una pazienza infinita nel presentare sempre lo stesso tema da tutte le angolazioni possibili. Ma, a un certo punto, occorreva arrendersi all’evidenza: o lui non capiva o non gli interessava capire. Se non gli interessava capire, non gli interessava neppure perderla.

Elena barcollava tra le due ipotesi. Era un deficiente: gli mancava un gruppo intero di connessioni neuronali, o non gli interessava prendere atto delle semplici, semplicissime, richieste del partner?

In ogni coppia si litiga. Adattarsi all’altro non è semplice. Si litiga, poi – se c’è amore – si fa la pace. Per fare la pace occorre anche chiedere scusa, occorre essere consapevoli dell’errore commesso, nessuno è perfetto.

Le richieste possono essere semplici o grandi. Portami a Parigi, regalami un anello di Pomellato da seimila euro era diverso da chiedere: – Se esci la sera con gli amici, se hai un impegno extra coppia, semplicemente dimmelo. Per favore comunicamelo.

Su questo ultimo tema si erano incagliati da tempo. Per lui non era necessario avvisare la partner. Non c’era nulla di male a passare una serata in birreria con gli amici. Per Eletta, proprio perché non c’era nulla di male o strano, perché non dirlo? L’aveva avvisato l’ultima volta: se ti infastidisce dire alla tua compagna che esci una sera stai da solo, non stare in coppia. Così non devi comunicare a nessuno quello che fai dalla mattina alla sera. Questione di rispetto. Se stai con una persona in coppia è una semplice questione di rispetto comunicare le uscite serali.

– Perché non hai pulito le formiche in cucina ieri sera?

– Perché sono uscito.

Elena non poteva crederci. Il piccolo non aveva ancora capito. Che sarebbe bastato dirlo quando le aveva telefonato alle 19: – Stasera esco con gli amici, ci vediamo domani.

Invece non aveva detto nulla.

Così Elena gli aveva detto: È finita.

Ci sono coppie che convivono. Se uno dei due esce lo comunica anche perché non può vaporizzarsi e volare fuori dalla finestra. Ci sono coppie che non convivono e che hanno scelto di non dirsi quello che fanno quando non passano la serata insieme. Libertà reciproca. Poi ci sono coppie come quella di Elena dove lei chiedeva semplicemente COMUNICAZIONE. Di essere reciprocamente informati. Semplicemente di dirlo: – Stasera guarda che esco con le amiche. – Stasera penso di farmi una birra con gli amici. Quello che proprio non tollerava Elena era la caparbia testardaggine per cui lui, totalmente incurante delle chiare richieste, ancora una volta era uscito per i fatti suoi come se lei non esistesse e non gli avesse chiesto mille volte prima: – Per favore, dimmi se esci.

Per amore, anche se non viene naturale, si può fare un gesto di cortesia verso le richieste altrui. Questione di etica. Elena ci teneva molto all’etica.

28 pensieri su “Questione di etica

  1. La coppia non deve essere una galera, diversamente uno dei due prima o poi cerca l’evasione; ciò premesso, educazione e rispetto, secondo me, devono portare gli attori a comunicare tra loro, in modo da organizzare tempo e vita propria e dell’altro nel migliore dei modi, senza sovrapposizioni o banali omissioni.

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    1. Parola magica “rispetto”: una volta alla base dei rapporti tra persone. Oggi sembra più di moda altro. Grazie per il contributo che condividono
      Buona giornata 🌺

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      1. Oggi il rispetto è un optional, come un tempo l’aria condizionata nelle macchine. Il rispetto si fonda sul confine della propria libertà, ma, quando si supera questo limite, si invade la sfera altrui, e oggi di questo aspetto non importa più niente: la cosa importante è affermare se stessi, il proprio io; il resto non conta più.

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  2. sono perplesso. Formalmente la richiesta di lei mi sembra legittima, ma ho la sensazione di molto non detto tra questi due, una sorta di braccio di ferro silenzioso e nefasto, lei che s’irrigidisce sul controllo dell’altro, lui che per dispetto tace i propri spostamenti. Mi sembrano messi male entrambi.
    ml
    (quell’Eletta che compare a metà del brano, mi ha fatto sorgere il dubbio che si trattasse di un triangolo e non di un lapsus)

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    1. Ah Eletta entra ed esce dalla scena quando vuole, sempre lì col binocolo a curiosare 😉 ciao caro. Storia complicata come tutte le storie di Eletta 😁

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  3. Non andiamo a prendere la mitologia, che pure ha sempre da insegnare. Stiamo nella finzione letteraria che racconta la realtà. O stiamo nella realtà: tu, evidentemente, hai scelto di stare in coppia con una estrema libertà reciproca. Benissimo. Non giudicare però modelli diversi esistenti. Nessuno ha la ricetta della perfezione in mano e ciascuno sceglie liberamente e personalmente cosa lo fa stare meglio.

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    1. Può essere una semplice questione di rispetto: se una donna in coppia desidera essere informata degli eventuali spostamenti del partner perché non farlo? Non ci trovo nulla di strano o sconveniente. A me pare normale. Non da indagare.

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        1. Naturalmente vuoi arrivare al punto: perché non si fida. Occorrerebbe raccontare in un romanzo tutti gli antefatti, i retroscena… non mi pare qui il caso. Nel blog preferisco dare un taglio, un frammento del reale senza annoiare. La realtà è estremamente complessa.

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          1. Lo so bene… E scusa i miei consigli arbitrari ma parlo dall’alto dei miei 65 anni con il cammino conseguente affrontato, quasi sempre in salita. Ancora un bacio fi incoraggiamento.

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  4. Ma te l’ho detto. Alla tua domanda riguardo alle formiche ti ho detto: “Sono uscito”. Se avessi voluto nascondere qualcosa non te l’avrei detto. Se uscire una sera senza di te fosse stata una colpa te l’avrei celata. Non sono rimbambito al punto tale da dirti: “Ieri sono uscito” se non voglio fartelo sapere. Semplicemente sono uscito e quando me l’hai chiesto te l’ho detto. O dovevo chiederti il permesso? Se la questione è che devo chiederti il permesso basta dirlo. Riesci a dire: “Se esci da solo voglio essere informata?”. Se mi avessi chiamato quella sera ti avrei detto: “Sono uscito ..”. Non l’hai fatto, non l’ho fatto. Sic et simpliciter. Non mi sembrava tu mi avessi mai chiesto di essere informata di tutti i miei spostamenti. Se sei cambiata, se ora vuoi controllare la mia giornata, bene, accomodati. Sappi comunque che alla lunga anche le formiche si incazzano. 🙂

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    1. Perfetto. Questo è il punto di vista dell’uomo. Esattamente. Come ho scritto nella storia, ciascuna coppia si sceglie il proprio modus vivendi funzionale a non fare incazzare le formiche. In questa storia Elena aveva alle spalle mille richieste educate: Per favore, se esci, me lo dici?
      Il modello maschile che fa quel cazzo che vuole senza render conto a nessuno risale a mio nonno, o forse anche prima. Inutile dire che sto dalla parte di Elena.
      Questione di rispetto ed etica.

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      1. Nota: Ovviamente mi piaceva interpretare l’altra campana in maniera radicale nell’ipotetico contenzioso di coppia. Ovviamente non vado oltre questo ed il mio non è un giudizio su questioni in cui non ho elementi sufficienti ed esprimere il mio giudizio etico.

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        1. Lo so. Mi piace quando qualcuno gioca continuando integrando commentando come se fosse l’altra campana. Non amo la finzione letteraria fine a se stessa, qualsiasi testo anche narrativo parla anche di noi.
          Buona serata 😉

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